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La sindrome delle apnee ostruttive del sonno ha i giorni contati

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno, nota anche con l'acronimo inglese Osas (Obstructive Sleep Apnea Syndrome), è una patologia che in Italia, secondo le stime, colpisce - in forma più o meno grave - all'incirca 12 milioni di persone. Solo il 17% di questa ampia porzione di popolazione però si sottopone a cure adeguate, una percentuale molto bassa, soprattutto se rapportata ad altre realtà europee, come la Francia, per esempio, dove a curarsi è l'88% dei malati, ma anche Germania e Spagna, dove la percentuale di chi si sottopone a cure adatte a questo disturbo è rispettivamente dell'85% e del 71%.

Rischi per la salute e guai per chi non si cura

in Italia, una norma abbastanza recente, il Decreto legge del 22 dicembre 2015, che recepisce la Direttiva Europea 2014/85/UE del 1° luglio 2014 relativa alle nuove norme per il rilascio della patente di guida, ha introdotto l'obbligo di cura per i titolari di patenti di guida affetti da questo disturbo, pena la sospensione del permesso di guida.

Tuttavia, il vero problema è per chi non sa di essere affetto da questa patologia, cioè la maggior parte delle persone realmente colpite da Osas. Dormire male a causa dei frequenti risvegli provocati dalla sindrome delle apnee ostruttive del sonno può infatti produrre sonnolenza diurna, minor capacità di concentrazione e rischi per chi guida un veicolo a motore o utilizza macchinari pericolosi: un colpo di sonno o anche solo una distrazione in alcuni casi può essere fatale. Per non parlare dei danni che le apnee del sonno, a lungo andare, possono causare al cervello e al sistema cardio-circolatorio: l'Osas quadruplica la probabilità di ictus e raddoppia quella di ipertensione, diabete e aritmie.

 

 

Il russamento, il primo campanello d'allarme

Russamento notturno prolungato e frequente, sovrappeso e ipertensione sono i fattori che dovrebbero far scattare il campanello d'allarme e indurre il medico a sottoporre il paziente ad esami specialistici, come la polisonnografia, per esempio, un particolare esame in grado di registrare il numero e la durata delle eventuali apnee notturne, certificando dunque il grado di severità del disturbo. Un problema che sovente è il dentista a rilevare per primo, ecco perché è importante dialogare con il proprio odontoiatra al fine di poter intercettare precocemente il problema: non per niente il Ministero della Salute, già nel 2014 aveva affidato ai medici della bocca il ruolo di "sentinella epidemiologica" delle Osas.

Le terapie a disposizione

Sono diverse e dipendono dalla natura e dalla gravità dei sintomi. Per risolvere i problemi di russamento, a volte può essere sufficiente un Mad (Mandibular advanced device). È un particolare dispositivo realizzato su misura che, una volta messo in bocca, provoca un lieve avanzamento della mandibola: questo movimento apre le vie aeree e aumenta il flusso respiratorio, contribuendo a eliminare il russamento e a ridurre le apnee notturne.

Altra strada possibile è quella del laser: in alcune circostanze il clinico può consigliare un trattamento non ablativo per il rassodamento dell'ugola, del palato molle e dei tessuti circostanti che porta a una riduzione del rumore del russamento e a una riduzione del numero delle apnee notturne.

Nei casi più gravi, invece, il paziente deve dotarsi della Cipap (in inglese Cpap, acronimo di Continuous Positive Airway Pressure), un'apparecchiatura dotata di una mascherina che una volta indossata impedisce che avvenga l'ostruzione delle vie aeree attraverso un sistema di ventilazione studiato ad hoc.

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